Pino Silvestre
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Pino Silvestre
Caratteristiche
Il P. Silvestre, conosciuto anche come pino scozzese, è una pianta che si presta molto bene alle lavorazioni e tecniche bonsai.
Riconoscibile, rispetto agli altri pini, grazie a delle caratteristiche specifiche inconfondibili quali il colore del tronco che da giovane presente una corteccia a placche di un colore marrone tendente al rosso , mentre ad età avanzata si schiarisce con tonalità grige;
Altra caratteristica inconfondibile del P. Silvestre è l'ago che è disposto a ciuffetti di due della lungezza che può variare dai tre ai cinque centimetri e ogni singolo ago ha la particolarità di roteare su se stesso, gli stobili (le pigne) sono rotondeggianti un po allungate di colore chiaro.
E' molto apprezzato nel mondo del bonsai occidentale prima di tutto per la sua facilità di reperibilità, infatti lo possiamo trovare dal centro Italia in su da un'altitudine minima di 100/200 metri fino a quasi ai 2000 metri, lo possiamo trovare oltralpe sia nella zona del sud della Francia anche se il loro silvestre si differenzia però dal nostro perchè ha una corteccia del tronco, sia di colore che qualità, migliore del nostro, inoltre lo possiamo trovare nel nord della Spagna e lo possiamo trovare in maniera massiccia in tutta la zona nord est europea tipo Austria, Polonia, Ungheria, Lituania, Estonia fino ad arrivare a zone più fredde come la Svezia,Norvegia e Finlandia.
Essendo una conifera, diciamo che la fa da padrona nelle zone fredde ha un'ottima resistenza alle basse temperature non teme la neve e il ghiaccio ma sa adattarsi benissimo anche a latitudini medio basse a patto che in estate ci sia una buona escursione termica tra il giorno e la notte.
Ama l'esposizione in pieno sole e cresce in gruppi creado le classiche pinete montane o insieme ad altre conifere come Larici e Abeti o caducifoglie di altura come Faggi, oppure lo possiamo trovare anche con esemplari singoli, grazie al suo alto grado di adattabilità delle radici che gli permettono di nascere in terreni poveri, aridi, dalla facile caratteristica calcarea che possiamo ritrovare in montagna anche su pendii scoscesi, costoni rocciosi o più in basso in canion scavati dai fiumi.
La bellezza delle placche del tronco lo rendono molto apprezzabile e ricercato soprattutto dai collezionisti pi esigenti,che vanno alla ricerca di quegli esemplari dove la corteccia dona all'esemplare la caratteristica dell'albero vecchio, vissuto, che per poter vivere negli anni ha dovuto lottare con le intemperie e iclimi rigidi dei luoghi dove vive, quindi raffiche di vento gelide provenienti da nord, nevi anchesse portate dal vento che poi rimangono per lunghi periodi intorno al piede del pino ma anche sui rami principali fino alle fronde, per poi sciogliersi ai primi tepori primaverili,esltando così tutto il tronco e i rami con placche e scaglie che anno dopo anno si ingrossano, si crettano, si sfaldano e si riformano, con varie sfumature di colore che vanno da grigi chiari a grigi più scuri esaltandole forme e le pieghecome in poche altre piante.
Poi le dimensione degli aghi del p. Silvestre sono, in natura, di una inferiore rispetto ad altri pini (p. Marittimo, p. Nero) e quindi per poter portare a delle dimensioni più ridotte in modo da essere più in scala rispetto alla dimensione del Bonsai diciamo che si parte avvantaggiati e quindi basterà un controllo mirato su alcune caratteristiche di coltivazione, come giusto apporto di acqua e concimazione con un basso apporto di azoto , che la pianta sarà stimolata da sola a produrre aghi più piccoli.
Un'altra buona caratteristica del p. Silvestre è quella di arretrare con le gemme, caratteristica fondamentale su piante prelevate in natura dove sovente la vegetazione risulta essere troppo lontana.
L'arretramento delle gemme è possibile grazie alla tecnica del mekiri, dove viene asportata con taglio netto di forbice la nuova crescita e completo sviluppo della gemma formatasi a primavera comunemente chiamata candela; questa asportazione della candela praticata su piante sane in salute stimolerà la crescita di nuove piccole gemme sul punto del taglio della candela ma anche lo sviluppo di gemme dormienti che si posso trovare nella parte più indietro del ramo.
Parlando poi anche dei rinvasi il p. Silvestre reagisce bene, si può operare abbastanza "disinvolti" purchè si rispetti sempre le regole fondamentali del rinvaso, ovvero buona salute della pianta, il periodo, quando la pianta esce dalla dormienza invernale e infine un giusto periodo di riposo e riparo post rinvaso; per il terreno se non si vuole usare l'Akadama vanno benissimo terreni anche poverissimi come la pomice, niente terricci (a meno che non si lavori con composizioni su roccia dove si userà del Keto) con aggiunta eventualmente di una piccola percentuale di Kiriu (Kiriuzuna) e di Zeolite.
Per quanto riguarda l'esposizione dei bonsai, non si scosta molto dalle caratterische in cui si trovano i Silvestri in natura; nel periodo primaverile e estivo possiamo lasciarli tranquillamente al sole anche al caldo torrido, l'importante che si abbia una buona escursione termica tra il giorno e la notte e si effettui le annaffiature abbondanti avendo però lo scupolo di lasciar asciugare bene il terreno tra una annaffiatura e l'altra. Si può annaffiare la mattina presto con una temperatura dentro il vaso bassa in modo da dare tempo alla pianta di rinfrescarsi e rifocillarsi, anche se poi i più esperti sono soliti annaffiare anche in pieno giorno durante le ore più calde adottando una tecnica in cui in primis si annaffia con acqua fredda il vaso e la parte circostante del vaso in modo da abbassare repentinamente i gradi e poi si annaffia il terreno più volte, creando così un vero schoc termico refrigerante che la pianta, che lo riceve gradisce molto.
In inverno il p. Silvestre sta beatamente fuori, dove trova sicuramente il suo abitat migliore dove vento e neve sono suoi "alleati" per natura; anche il ghiaccio non deve destare preoccupazioni, l'importante che non perduri nel terreno, per questo basterà trovargli un luogo dove il sole possa arrivare al vaso al mattino, in modo che anche nel momento in cui si fosse ghiacciato il terreno questo si sciolga velocemente e non crei problemi all'apparato radicale.
La Pianta
Il pino che ho scelto si presenta con un tronco che parte dal terreno con una curva e subito troviamo un piccolo Shari all'interno della curva e prosegue lineare con una linea sinuosa ma a circa metà la sinuosità viene interrotta con un interessante Shari più grande, in uno dei suoi lati, il tronco poi si allunga ancora di lato per poi curvare su se stesso creando una forma quasi sferica leggermente schiacciata e da qui incominciano a dipanarsi i vari rami della pianta, il primo ramo integro (dico così perchè attaccato a questo ce n'è uno tagliato precedentemente, che poi vedremo se eliminarlo decisamente o trasformarlo in jin) potrebbe essere sfruttato per creare un palco dietro quindi un ramo di profondità o con una legatura potrebbe essere portato di lato a destra per creare un secondo ramo con un palco di bilanciamento al primo ramo.
Dopo la grande curva c'è il secondo ramo molto lungo, con questo si può sfruttare per creare il primo ramo che potrà essere posto, credo per ora, sia sul davanti, rispetto al tronco principale, stando attenti a non coprire troppo la linea della pianta, oppure potrà essere posizionato subito sopra, quasi adagiato.
Per continuare la line principale del tronco,notiamo che dopo questo ramo a poca distanza si trova un terzo e quarto ramo, questi con un'opportuna legatura e una precedente rafiatura si potranno sistemare per creare la parte alta della pianta e creare così l'apice.
La pianta in linea generale è molto leggera, non presenta curvature secche e repentine, ha sicuramente un portamento femminile, gentile ed elegante, con quella gran piega nella parte alta mi fa pensare ad una figura femminile anche un po riservata, e se la dovessi associare a una figura umana orientale, la accosterei alla figura di una Gheisha giapponese che si mostra in tutta la sua bravura di artista e bellezza, ma allo stesso tempo ripara parte del suo volto, parte del suo sorriso con un ventaglio, ma allo stesso tempo osserva tutti con i suoi occhi e il suo sguardo sensuale e ammaliante sempre da dietro al suo ventaglio.
Foto della pianta
Questo è il pino come si presentava al momento che l'ho portato a casa:
Nell'ombra si nota la particolare curva / piega.
Lato opposto. Da notare, che da questo lato rimane completamente coperto lo Shari.
Particolare dello Shari:
Particolare della grossa curvatura e disposizione dei rami principali:
Il P. Silvestre, conosciuto anche come pino scozzese, è una pianta che si presta molto bene alle lavorazioni e tecniche bonsai.
Riconoscibile, rispetto agli altri pini, grazie a delle caratteristiche specifiche inconfondibili quali il colore del tronco che da giovane presente una corteccia a placche di un colore marrone tendente al rosso , mentre ad età avanzata si schiarisce con tonalità grige;
Altra caratteristica inconfondibile del P. Silvestre è l'ago che è disposto a ciuffetti di due della lungezza che può variare dai tre ai cinque centimetri e ogni singolo ago ha la particolarità di roteare su se stesso, gli stobili (le pigne) sono rotondeggianti un po allungate di colore chiaro.
E' molto apprezzato nel mondo del bonsai occidentale prima di tutto per la sua facilità di reperibilità, infatti lo possiamo trovare dal centro Italia in su da un'altitudine minima di 100/200 metri fino a quasi ai 2000 metri, lo possiamo trovare oltralpe sia nella zona del sud della Francia anche se il loro silvestre si differenzia però dal nostro perchè ha una corteccia del tronco, sia di colore che qualità, migliore del nostro, inoltre lo possiamo trovare nel nord della Spagna e lo possiamo trovare in maniera massiccia in tutta la zona nord est europea tipo Austria, Polonia, Ungheria, Lituania, Estonia fino ad arrivare a zone più fredde come la Svezia,Norvegia e Finlandia.
Essendo una conifera, diciamo che la fa da padrona nelle zone fredde ha un'ottima resistenza alle basse temperature non teme la neve e il ghiaccio ma sa adattarsi benissimo anche a latitudini medio basse a patto che in estate ci sia una buona escursione termica tra il giorno e la notte.
Ama l'esposizione in pieno sole e cresce in gruppi creado le classiche pinete montane o insieme ad altre conifere come Larici e Abeti o caducifoglie di altura come Faggi, oppure lo possiamo trovare anche con esemplari singoli, grazie al suo alto grado di adattabilità delle radici che gli permettono di nascere in terreni poveri, aridi, dalla facile caratteristica calcarea che possiamo ritrovare in montagna anche su pendii scoscesi, costoni rocciosi o più in basso in canion scavati dai fiumi.
La bellezza delle placche del tronco lo rendono molto apprezzabile e ricercato soprattutto dai collezionisti pi esigenti,che vanno alla ricerca di quegli esemplari dove la corteccia dona all'esemplare la caratteristica dell'albero vecchio, vissuto, che per poter vivere negli anni ha dovuto lottare con le intemperie e iclimi rigidi dei luoghi dove vive, quindi raffiche di vento gelide provenienti da nord, nevi anchesse portate dal vento che poi rimangono per lunghi periodi intorno al piede del pino ma anche sui rami principali fino alle fronde, per poi sciogliersi ai primi tepori primaverili,esltando così tutto il tronco e i rami con placche e scaglie che anno dopo anno si ingrossano, si crettano, si sfaldano e si riformano, con varie sfumature di colore che vanno da grigi chiari a grigi più scuri esaltandole forme e le pieghecome in poche altre piante.
Poi le dimensione degli aghi del p. Silvestre sono, in natura, di una inferiore rispetto ad altri pini (p. Marittimo, p. Nero) e quindi per poter portare a delle dimensioni più ridotte in modo da essere più in scala rispetto alla dimensione del Bonsai diciamo che si parte avvantaggiati e quindi basterà un controllo mirato su alcune caratteristiche di coltivazione, come giusto apporto di acqua e concimazione con un basso apporto di azoto , che la pianta sarà stimolata da sola a produrre aghi più piccoli.
Un'altra buona caratteristica del p. Silvestre è quella di arretrare con le gemme, caratteristica fondamentale su piante prelevate in natura dove sovente la vegetazione risulta essere troppo lontana.
L'arretramento delle gemme è possibile grazie alla tecnica del mekiri, dove viene asportata con taglio netto di forbice la nuova crescita e completo sviluppo della gemma formatasi a primavera comunemente chiamata candela; questa asportazione della candela praticata su piante sane in salute stimolerà la crescita di nuove piccole gemme sul punto del taglio della candela ma anche lo sviluppo di gemme dormienti che si posso trovare nella parte più indietro del ramo.
Parlando poi anche dei rinvasi il p. Silvestre reagisce bene, si può operare abbastanza "disinvolti" purchè si rispetti sempre le regole fondamentali del rinvaso, ovvero buona salute della pianta, il periodo, quando la pianta esce dalla dormienza invernale e infine un giusto periodo di riposo e riparo post rinvaso; per il terreno se non si vuole usare l'Akadama vanno benissimo terreni anche poverissimi come la pomice, niente terricci (a meno che non si lavori con composizioni su roccia dove si userà del Keto) con aggiunta eventualmente di una piccola percentuale di Kiriu (Kiriuzuna) e di Zeolite.
Per quanto riguarda l'esposizione dei bonsai, non si scosta molto dalle caratterische in cui si trovano i Silvestri in natura; nel periodo primaverile e estivo possiamo lasciarli tranquillamente al sole anche al caldo torrido, l'importante che si abbia una buona escursione termica tra il giorno e la notte e si effettui le annaffiature abbondanti avendo però lo scupolo di lasciar asciugare bene il terreno tra una annaffiatura e l'altra. Si può annaffiare la mattina presto con una temperatura dentro il vaso bassa in modo da dare tempo alla pianta di rinfrescarsi e rifocillarsi, anche se poi i più esperti sono soliti annaffiare anche in pieno giorno durante le ore più calde adottando una tecnica in cui in primis si annaffia con acqua fredda il vaso e la parte circostante del vaso in modo da abbassare repentinamente i gradi e poi si annaffia il terreno più volte, creando così un vero schoc termico refrigerante che la pianta, che lo riceve gradisce molto.
In inverno il p. Silvestre sta beatamente fuori, dove trova sicuramente il suo abitat migliore dove vento e neve sono suoi "alleati" per natura; anche il ghiaccio non deve destare preoccupazioni, l'importante che non perduri nel terreno, per questo basterà trovargli un luogo dove il sole possa arrivare al vaso al mattino, in modo che anche nel momento in cui si fosse ghiacciato il terreno questo si sciolga velocemente e non crei problemi all'apparato radicale.
La Pianta
Il pino che ho scelto si presenta con un tronco che parte dal terreno con una curva e subito troviamo un piccolo Shari all'interno della curva e prosegue lineare con una linea sinuosa ma a circa metà la sinuosità viene interrotta con un interessante Shari più grande, in uno dei suoi lati, il tronco poi si allunga ancora di lato per poi curvare su se stesso creando una forma quasi sferica leggermente schiacciata e da qui incominciano a dipanarsi i vari rami della pianta, il primo ramo integro (dico così perchè attaccato a questo ce n'è uno tagliato precedentemente, che poi vedremo se eliminarlo decisamente o trasformarlo in jin) potrebbe essere sfruttato per creare un palco dietro quindi un ramo di profondità o con una legatura potrebbe essere portato di lato a destra per creare un secondo ramo con un palco di bilanciamento al primo ramo.
Dopo la grande curva c'è il secondo ramo molto lungo, con questo si può sfruttare per creare il primo ramo che potrà essere posto, credo per ora, sia sul davanti, rispetto al tronco principale, stando attenti a non coprire troppo la linea della pianta, oppure potrà essere posizionato subito sopra, quasi adagiato.
Per continuare la line principale del tronco,notiamo che dopo questo ramo a poca distanza si trova un terzo e quarto ramo, questi con un'opportuna legatura e una precedente rafiatura si potranno sistemare per creare la parte alta della pianta e creare così l'apice.
La pianta in linea generale è molto leggera, non presenta curvature secche e repentine, ha sicuramente un portamento femminile, gentile ed elegante, con quella gran piega nella parte alta mi fa pensare ad una figura femminile anche un po riservata, e se la dovessi associare a una figura umana orientale, la accosterei alla figura di una Gheisha giapponese che si mostra in tutta la sua bravura di artista e bellezza, ma allo stesso tempo ripara parte del suo volto, parte del suo sorriso con un ventaglio, ma allo stesso tempo osserva tutti con i suoi occhi e il suo sguardo sensuale e ammaliante sempre da dietro al suo ventaglio.
Foto della pianta
Questo è il pino come si presentava al momento che l'ho portato a casa:
Nell'ombra si nota la particolare curva / piega.
Lato opposto. Da notare, che da questo lato rimane completamente coperto lo Shari.
Particolare dello Shari:
Particolare della grossa curvatura e disposizione dei rami principali:
Tiger- Messaggi : 1839
Data d'iscrizione : 09.01.15
Età : 49
Località : Montevarchi (Ar) (m.s.m 200)
Re: Pino Silvestre
Progetto 1
Questo è il primo progetto che mi è venuto in mente vedendo la pianta dal primo lato:
Qui si vede l'andamento "nudo! del tronco:
Tenendo a mente questa base, possiamo "giocare" sulla disposizione dei rami.
Al momento la pianta va tutta verso destra, risultando molto sbilanciata su quel lato, tanto è vero che per sicurezza (come si vede in alcune foto precedenti) la pianta ha due tiranti che partano dal vaso e finiscono ancorati a 2 Jin e poi ho dovuto mettere un peso (mattone cemento) per aumentare la stabilità e evitare così ribaltamenti pericolosi della pianta,dovute ad eventuali folate di vento.
Possiamo quindi pensare di posizionare i rami sul lato sinistro per ribilanciare tutta la struttura della pianta, che a mio avviso, ne donerà un certo equilibrio e eleganza, oppure lasciare andare la pianta sempre verso destra ,come sembra suggerire, ma in questo caso accentuare la sua instabilità.
In questa prossima foto aggiungo oltre all'andamento del tronco principale la possibile nuova disposizione dei rami principali come se si dovesse impostare la pianta con il progetto in cui la vegetazione vada sul lato sinistro.
Ecco, in questo caso grazie ad una gommatura e poi alla legatura si esegue una nuova curvatura da destra verso sinistra riportando così la vegetazione più sulla sinistra, avendo così già una la disposizione dei rami pronti fino all'apice.
Aggiungendo la vegetazione con futuri palchi formati questo potrebbe essere il risultato finale.
Da notare che il palco in basso è dietro rispetto al tronco principale, mentre gli altri palchi sono sul davanti.
Progetto 2
Durante lo studio del primo progetto mi sono accorto che era un peccato non mettere in risalto lo Shari del tronco.
Questo, secondo me, invece dovrebbe essere un altro punto di forza, punto di interesse per chi osserva, e che meritava un attimo di attenzione in più, e cercare un metodo per metterlo un po più in mostra.
Roteando un po la pianta verso sinistra e incliando il vaso verso il dietro si ha la possibilità di mettere lo Shari in bella mostra.
Per gli amanti del secco e delle parti morte della pianta, sicuramente questa nuova disposizione della pianta sarà sicuramente più piacevole.
In questo caso la pianta sarà in una disposizione più "slanciata" verso l'alto, rispetto a prima che sembrava più adagiata a destra.
Chiaramente in questa nuova disposizione cambirà anche la disposizione dei rami che saranno meno pesanti sul lato destro e più disposti sul lato sinistro.
In questo nuovo progetto ho volutamente disegnato, rispetto all'altro progetto, l'andamento della pianta, dopo la curva alta esistente, al contrario, ovvero invece di girare a destra e chiudere l'apice e i rami in un "nodo" stretto, ho eseguito una curvatura a sinistra in modo da facilitare la disposizione dei rami verso sinistra:
In questa maniera avrò il primo ramo in basso (Sashi-eda) e l'apice che si svilupperando a sinistra e ne determineranno la posizione, poi il ramo dietro che verrà portato sulla destra per creare profondità e bilanciamento, da notare che rispetto al primo progetto questo ramo non sarà più esteso verso destro, ma si sarà riavvicinato al tronco e agli altri rami ; questo accadrebbe in natura perchè in questa disposizione il ramo riceverebbe più luce (rimarrebbe meno in ombra del tronco molto inclinato verso destra).
Sopra al ramo principale poi troviamo gli altri rami in disposizione alternate destra e sinistra in maniera asimmetrica in modo una non creare una monotonia nei palchi e la miglior disposizione, per ricevere i raggi solari.
Questo è il primo progetto che mi è venuto in mente vedendo la pianta dal primo lato:
Qui si vede l'andamento "nudo! del tronco:
Tenendo a mente questa base, possiamo "giocare" sulla disposizione dei rami.
Al momento la pianta va tutta verso destra, risultando molto sbilanciata su quel lato, tanto è vero che per sicurezza (come si vede in alcune foto precedenti) la pianta ha due tiranti che partano dal vaso e finiscono ancorati a 2 Jin e poi ho dovuto mettere un peso (mattone cemento) per aumentare la stabilità e evitare così ribaltamenti pericolosi della pianta,dovute ad eventuali folate di vento.
Possiamo quindi pensare di posizionare i rami sul lato sinistro per ribilanciare tutta la struttura della pianta, che a mio avviso, ne donerà un certo equilibrio e eleganza, oppure lasciare andare la pianta sempre verso destra ,come sembra suggerire, ma in questo caso accentuare la sua instabilità.
In questa prossima foto aggiungo oltre all'andamento del tronco principale la possibile nuova disposizione dei rami principali come se si dovesse impostare la pianta con il progetto in cui la vegetazione vada sul lato sinistro.
Ecco, in questo caso grazie ad una gommatura e poi alla legatura si esegue una nuova curvatura da destra verso sinistra riportando così la vegetazione più sulla sinistra, avendo così già una la disposizione dei rami pronti fino all'apice.
Aggiungendo la vegetazione con futuri palchi formati questo potrebbe essere il risultato finale.
Da notare che il palco in basso è dietro rispetto al tronco principale, mentre gli altri palchi sono sul davanti.
Progetto 2
Durante lo studio del primo progetto mi sono accorto che era un peccato non mettere in risalto lo Shari del tronco.
Questo, secondo me, invece dovrebbe essere un altro punto di forza, punto di interesse per chi osserva, e che meritava un attimo di attenzione in più, e cercare un metodo per metterlo un po più in mostra.
Roteando un po la pianta verso sinistra e incliando il vaso verso il dietro si ha la possibilità di mettere lo Shari in bella mostra.
Per gli amanti del secco e delle parti morte della pianta, sicuramente questa nuova disposizione della pianta sarà sicuramente più piacevole.
In questo caso la pianta sarà in una disposizione più "slanciata" verso l'alto, rispetto a prima che sembrava più adagiata a destra.
Chiaramente in questa nuova disposizione cambirà anche la disposizione dei rami che saranno meno pesanti sul lato destro e più disposti sul lato sinistro.
In questo nuovo progetto ho volutamente disegnato, rispetto all'altro progetto, l'andamento della pianta, dopo la curva alta esistente, al contrario, ovvero invece di girare a destra e chiudere l'apice e i rami in un "nodo" stretto, ho eseguito una curvatura a sinistra in modo da facilitare la disposizione dei rami verso sinistra:
In questa maniera avrò il primo ramo in basso (Sashi-eda) e l'apice che si svilupperando a sinistra e ne determineranno la posizione, poi il ramo dietro che verrà portato sulla destra per creare profondità e bilanciamento, da notare che rispetto al primo progetto questo ramo non sarà più esteso verso destro, ma si sarà riavvicinato al tronco e agli altri rami ; questo accadrebbe in natura perchè in questa disposizione il ramo riceverebbe più luce (rimarrebbe meno in ombra del tronco molto inclinato verso destra).
Sopra al ramo principale poi troviamo gli altri rami in disposizione alternate destra e sinistra in maniera asimmetrica in modo una non creare una monotonia nei palchi e la miglior disposizione, per ricevere i raggi solari.
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Re: Pino Silvestre
I Step
Prima di iniziare i lavori dovrò assicurarmi della stabilità della pianta e se necessario legare il vaso ad una base o al tavolo oppure posso mettere dei pesi al vaso in modo da non avere problemi durante tutta la durata della lavorazione.
Poi inizierò a creare i jin, uno lo ricaverò sicuramente da un moncone già tagliato nella parte alta posteriore e ad altri piccoli rami tagliati preesistenti.
Una volta scortecciati con strappate le fibre con le pinze da jin, passerò una fiamma in modo da ripulire il legno lavorato da filamenti di fibra legnosa eper rendereil legno più rigido e duraturo.
Con questa lavorazione il legno subirà un essiccamento delle parti conteneti acqua e resina e subirà un processo in superficie di carbonizzazione che ne conferirà un colore nerastro e una resistenza maggiore all'attacco di agenti patogeni (muffe ) e atmosferici ( marciumi dovuti a piogge e umidità).
La parte nerastra infine la spazzolerò con uno scovolino con setole medio dure in modo da portare via le parti carbonizzate e lasciare la parte sotto pulita e levigata.
In un secondo momento tutte le parti lavorate a secco saranno chiaramente trattate con il liquido jin.
Al contempo darò una pulita agli shari pre-esistenti con uno spazzolino non troppo duro.
Prima di eseguire altre lavorazioni di piegatura eseguirò la pulizia dei rami eliminando gli aghi vecchi che non servono.
Tale lavorazione serve sia per dare alla pianta più luce a tutti i rami, anche quelli più piccoli e interni, sia a me per facilitare più tardi il lavoro di filatura.
Per eliminare gli aghi si usano solitamente le dita (pollice e indice); con la mano sinistra si tiene il ramo fermo vicino al punto di lavoro, in modo che questo sia più fermo possibile e allo stesso tempo con l'altra mano usando le dita si pizzica via gli aghi che nel silvestre sono disposti a coppia.
Il movimento da eseguire con le dita deve essere sicuro con un movimento che segua e non si discosti dal ramo cui stiamo lavorando.
In questo modo gli aghi si sfileranno dall'attaccatura in maniera semplice senza forzature, ma soprattutto senza creare grossi traumi alla pianta, ricordiamo sempre che ogni volta che si troglie un ciuffetto si crea una piccola ferita, ferita che potrebbe essere porta d'ingresso per patogeni esterni, tipo batteri o funghi, e che quindi sarà bene trattare, finito la lavorazione o nelle ore successive, con un prodotto rameico tipo kocide, in modo da scongiurare al massimo tale pericolo.
Per la tecnica di pulizia degli aghi si può usare anche le forbici, in questo caso si tagliano gli aghi alla base dove c'è l'attaccatura al ramo lasciando attaccata solo la piccola guaina al ramo (nel pino nero la guaina è molto più grande ed è più semplice il lavoro).
La parte che rimarrà attaccata ai rami nel giro di pochi giorni verrà abbandonata e poi scartata in maniera naturale dalla pianta, senza creare ferite dirette sui rami.
Qui sotto metto alcune foto di tale tecnica di taglio degli aghi con forbici:
Questo è un esempio di quello che dovrò fare su tutti gli aghi vecchi, e lascerò solo gli aghi nuovi che si sono sviluppati quest'anno.
Gli aghi in natura anno un periodo di vita che va dai 2 ai 3 anni e gli aghi vecchi che la pianta si accinge a scartare si possono riconoscere perchè all'attaccatura presentano una decolorazione tendente al giallo, questo è segno che la pianta ha già incominciato a scartare gli aghi chiudento un po alla volta il passaggio dei nutrienti attraverso la guaina, questo per far si che possa scartare gli aghi vecchi e veicolare le risorse e i nutrienti nella parte apicale dei rami per lo sviluppo delle gemme e futuro allungamento delle candele a primavera.
II Step
Adesso che la preparazione è finita posso iniziare il lavoro più lungo e impegnativo, quello di gommare i rami più grandi e la legatura di ogni singolo ramo.
Prima di iniziare valuterò se togliere già qualche ramo che non servirà al progetto finale.
Fatto questo inizierò a fasciare con della gomma elastica la parte alta del tronco, che rimarrà dopo la curva.
La gommatura, visto che mi dovrà aiutare a sostenere e mantenere la parte che verrà piagata per creare la nuova curva, per poter riportare la vegetazione verso sinistra , sarà eseguita in senso antiorario così come pure la filatura dovrà essere eseguita alla stessa maniera in modo da lavorare insieme al mantenimento e protezione dei tessuti interni del ramo, ma anche delle scaglie della corteccia, che sarebbe un peccato se si dovessero staccare.
Tale senso di gommatura e filatura però andrà fatta al contrario, ovvero in senso orario, sul ramo dietro che dovrà essere portato sulla destra.
La filatura sarà eseguita chiaramente con filo di rame cotto partendo dal ramo più basso che si trova in posizione arretrata e dal ramo che formerà il ramo principale sulla sinistra, e poi proseguirò su tutti gli altri rami fino ad arrivare all'apice.
Per creare la nuova curva userò un nuovo filo più grande di 3.5/4.0 di diametro ancorandolo al precedente ramo già filato con una lunghezza tale che copra tutta la distanza necessaria per creare la nuova curva.
Il pino silvestre, come tutti i pini, risulta avere i rami molto flessibili ma per creare e far mantenere una tale curva non scarto l'idea di ricorrere all'uso di un tirante con un filo di rame di almeno 1 mm di diametro, in modo da garantirmi una certa sicurezza sul nuovo posizionamento del tronco e allo stesso tempo gradualità nel portare piano piano la parte curvata nella nuova posizione senza forzature e o strappi .
Con la nuova sistemazione sarà tutto molto più chiaro il progetto che piano piano andrà formandosi e già a questo punto posso togliere rami che dovessero risultare ancora una volta superflui o accorciare quelli che risultassero troppo lunghi.
Sempre con un occhi attento al fronte che dovrà lasciare vedere lo shari nella parte bassa del tronco inizierò a filare tutti i rami, e tenendo a mente che mano a mano andrò a filare rami più fini cambierò il diametro del filo.
III Step
Infine la modellatura. Ogni ramo principale sarà portato in posizione e dovrà essere curvato verso il basso subito dall'attacatura del tronco e solo la parte finale di ogni singolo rametto, dove si troverano i ciuffetti degli aghi, sarà disteso e rivolto verso l'alto, in questa disposizione a "mano aperta" si creerà la prima disposizione per creare i futuri palchi, e al contempo questo servirà anche a far ricevere più luce alla gemma apicale di ogni singolo rametto che a primavera andrà a svilupparsi in una nuova candela.
Andrà controllatola disposizione del tronco (fronte) in modo da disporre i rami nel miglior modo possibile e una volta finito dovrò roteare la pianta di 360 gradi ricontrollando la stassa disposizione dei rami su più fronti in modo da evitare eventuali accavallature di rami e o eventuali altri errori di disposizione dei rami.
A questo punto non dovrebbe esser più necessario altre grandi lavorazioni o eliminazioni di rami e si dovrebbe essere pronti alla presentazione del lavoro e della pianta finita.
Lavori futuri
Dopo questa lavorazione sarà opportuno che la pianta si riprenda al meglio.
Per prima cosa, dato che ha subito lavorazioni sul tronco e sui rami tramite strumenti a taglio, come tronchesi e forbici sarà necessario somministrare un prodoto rameico che ne prevenga e provenga un eventuale attacco da parte di patogeni esterni come ad esempio funghi o batteri che potrebbero compromettere la salute della pianta.
Inoltre visto il periodo in cui viene eseguita questa lavorazione sarà bene tenere la pianta riparata, in modo che non subisca forti escursioni termiche e o gelate, ma anche esposizioni a venti particolarmentefreddi, che ne potrebbero compromettere la normale ripresa e il superamento dello stress dovuto alla lavorazione odierna.
Questo ricovero durerà dai 20 ai 30 giorni, anche perchè, è vero che non sarà il periodo più freddo dell'anno, ma comunque di qui a breve lo sarà con le possibili gelate di gennaio e febbraio.
Anche in primavera non sarà possibile eseguire altre grosse lavorazioni, tipo il rinvaso, ma invece si dovrà dare e sostenere alla ripresa vegetativa, un occhio di riguardo con una concimazione mirata in modo da dare un supporto in più per l'allungamento delle candele e l'eventuale sviluppo di gemme dormienti arretrate dove si saranno tagliati in precedenza dei rametti durante la lavorazione.
Dalla primavera l'esposizione sarà per tutto il periodo vegetativo al sole anche nei periodi più caldi, in questi ultimi si dovrà eventualmente stare attenti alle annaffiature che saranno un po più frequenti, rispetto alla primavera, e più abbondanti, nel senso che si dovrà fare massima attenzione, annaffiando a più riprese, e che tutto il substrato si bagni bene e che l'acqua esca dai fori di drenaggio posti sotto il vaso in modo che non si creino pericolosi ristagni o sacche d'aria che ne comprometterebbero la salute dell'apparato radicale della pianta.
Chiaramente oltre a tutto questo l'attenzione nel periodo, fine primaverile e estivo sarà rivolto anche all'ingrossamento dei rami, in modo da tenere sotto controllo l'aumento di circonferenza dei rami in modo che la filatura non costituisca un problema e vada segnare o incidere i rami.
L'eliminazione del filo di rami darà la possibilità di valutare l'effetiva tenuta dei rami e delle loro posizione così da poter definire già le eventuali nuove filature e posizionamenti dei rami per il periodo autunno / invernali.
Questo è il risultato finale della prima lavorazione:
Prima di iniziare i lavori dovrò assicurarmi della stabilità della pianta e se necessario legare il vaso ad una base o al tavolo oppure posso mettere dei pesi al vaso in modo da non avere problemi durante tutta la durata della lavorazione.
Poi inizierò a creare i jin, uno lo ricaverò sicuramente da un moncone già tagliato nella parte alta posteriore e ad altri piccoli rami tagliati preesistenti.
Una volta scortecciati con strappate le fibre con le pinze da jin, passerò una fiamma in modo da ripulire il legno lavorato da filamenti di fibra legnosa eper rendereil legno più rigido e duraturo.
Con questa lavorazione il legno subirà un essiccamento delle parti conteneti acqua e resina e subirà un processo in superficie di carbonizzazione che ne conferirà un colore nerastro e una resistenza maggiore all'attacco di agenti patogeni (muffe ) e atmosferici ( marciumi dovuti a piogge e umidità).
La parte nerastra infine la spazzolerò con uno scovolino con setole medio dure in modo da portare via le parti carbonizzate e lasciare la parte sotto pulita e levigata.
In un secondo momento tutte le parti lavorate a secco saranno chiaramente trattate con il liquido jin.
Al contempo darò una pulita agli shari pre-esistenti con uno spazzolino non troppo duro.
Prima di eseguire altre lavorazioni di piegatura eseguirò la pulizia dei rami eliminando gli aghi vecchi che non servono.
Tale lavorazione serve sia per dare alla pianta più luce a tutti i rami, anche quelli più piccoli e interni, sia a me per facilitare più tardi il lavoro di filatura.
Per eliminare gli aghi si usano solitamente le dita (pollice e indice); con la mano sinistra si tiene il ramo fermo vicino al punto di lavoro, in modo che questo sia più fermo possibile e allo stesso tempo con l'altra mano usando le dita si pizzica via gli aghi che nel silvestre sono disposti a coppia.
Il movimento da eseguire con le dita deve essere sicuro con un movimento che segua e non si discosti dal ramo cui stiamo lavorando.
In questo modo gli aghi si sfileranno dall'attaccatura in maniera semplice senza forzature, ma soprattutto senza creare grossi traumi alla pianta, ricordiamo sempre che ogni volta che si troglie un ciuffetto si crea una piccola ferita, ferita che potrebbe essere porta d'ingresso per patogeni esterni, tipo batteri o funghi, e che quindi sarà bene trattare, finito la lavorazione o nelle ore successive, con un prodotto rameico tipo kocide, in modo da scongiurare al massimo tale pericolo.
Per la tecnica di pulizia degli aghi si può usare anche le forbici, in questo caso si tagliano gli aghi alla base dove c'è l'attaccatura al ramo lasciando attaccata solo la piccola guaina al ramo (nel pino nero la guaina è molto più grande ed è più semplice il lavoro).
La parte che rimarrà attaccata ai rami nel giro di pochi giorni verrà abbandonata e poi scartata in maniera naturale dalla pianta, senza creare ferite dirette sui rami.
Qui sotto metto alcune foto di tale tecnica di taglio degli aghi con forbici:
Questo è un esempio di quello che dovrò fare su tutti gli aghi vecchi, e lascerò solo gli aghi nuovi che si sono sviluppati quest'anno.
Gli aghi in natura anno un periodo di vita che va dai 2 ai 3 anni e gli aghi vecchi che la pianta si accinge a scartare si possono riconoscere perchè all'attaccatura presentano una decolorazione tendente al giallo, questo è segno che la pianta ha già incominciato a scartare gli aghi chiudento un po alla volta il passaggio dei nutrienti attraverso la guaina, questo per far si che possa scartare gli aghi vecchi e veicolare le risorse e i nutrienti nella parte apicale dei rami per lo sviluppo delle gemme e futuro allungamento delle candele a primavera.
II Step
Adesso che la preparazione è finita posso iniziare il lavoro più lungo e impegnativo, quello di gommare i rami più grandi e la legatura di ogni singolo ramo.
Prima di iniziare valuterò se togliere già qualche ramo che non servirà al progetto finale.
Fatto questo inizierò a fasciare con della gomma elastica la parte alta del tronco, che rimarrà dopo la curva.
La gommatura, visto che mi dovrà aiutare a sostenere e mantenere la parte che verrà piagata per creare la nuova curva, per poter riportare la vegetazione verso sinistra , sarà eseguita in senso antiorario così come pure la filatura dovrà essere eseguita alla stessa maniera in modo da lavorare insieme al mantenimento e protezione dei tessuti interni del ramo, ma anche delle scaglie della corteccia, che sarebbe un peccato se si dovessero staccare.
Tale senso di gommatura e filatura però andrà fatta al contrario, ovvero in senso orario, sul ramo dietro che dovrà essere portato sulla destra.
La filatura sarà eseguita chiaramente con filo di rame cotto partendo dal ramo più basso che si trova in posizione arretrata e dal ramo che formerà il ramo principale sulla sinistra, e poi proseguirò su tutti gli altri rami fino ad arrivare all'apice.
Per creare la nuova curva userò un nuovo filo più grande di 3.5/4.0 di diametro ancorandolo al precedente ramo già filato con una lunghezza tale che copra tutta la distanza necessaria per creare la nuova curva.
Il pino silvestre, come tutti i pini, risulta avere i rami molto flessibili ma per creare e far mantenere una tale curva non scarto l'idea di ricorrere all'uso di un tirante con un filo di rame di almeno 1 mm di diametro, in modo da garantirmi una certa sicurezza sul nuovo posizionamento del tronco e allo stesso tempo gradualità nel portare piano piano la parte curvata nella nuova posizione senza forzature e o strappi .
Con la nuova sistemazione sarà tutto molto più chiaro il progetto che piano piano andrà formandosi e già a questo punto posso togliere rami che dovessero risultare ancora una volta superflui o accorciare quelli che risultassero troppo lunghi.
Sempre con un occhi attento al fronte che dovrà lasciare vedere lo shari nella parte bassa del tronco inizierò a filare tutti i rami, e tenendo a mente che mano a mano andrò a filare rami più fini cambierò il diametro del filo.
III Step
Infine la modellatura. Ogni ramo principale sarà portato in posizione e dovrà essere curvato verso il basso subito dall'attacatura del tronco e solo la parte finale di ogni singolo rametto, dove si troverano i ciuffetti degli aghi, sarà disteso e rivolto verso l'alto, in questa disposizione a "mano aperta" si creerà la prima disposizione per creare i futuri palchi, e al contempo questo servirà anche a far ricevere più luce alla gemma apicale di ogni singolo rametto che a primavera andrà a svilupparsi in una nuova candela.
Andrà controllatola disposizione del tronco (fronte) in modo da disporre i rami nel miglior modo possibile e una volta finito dovrò roteare la pianta di 360 gradi ricontrollando la stassa disposizione dei rami su più fronti in modo da evitare eventuali accavallature di rami e o eventuali altri errori di disposizione dei rami.
A questo punto non dovrebbe esser più necessario altre grandi lavorazioni o eliminazioni di rami e si dovrebbe essere pronti alla presentazione del lavoro e della pianta finita.
Lavori futuri
Dopo questa lavorazione sarà opportuno che la pianta si riprenda al meglio.
Per prima cosa, dato che ha subito lavorazioni sul tronco e sui rami tramite strumenti a taglio, come tronchesi e forbici sarà necessario somministrare un prodoto rameico che ne prevenga e provenga un eventuale attacco da parte di patogeni esterni come ad esempio funghi o batteri che potrebbero compromettere la salute della pianta.
Inoltre visto il periodo in cui viene eseguita questa lavorazione sarà bene tenere la pianta riparata, in modo che non subisca forti escursioni termiche e o gelate, ma anche esposizioni a venti particolarmentefreddi, che ne potrebbero compromettere la normale ripresa e il superamento dello stress dovuto alla lavorazione odierna.
Questo ricovero durerà dai 20 ai 30 giorni, anche perchè, è vero che non sarà il periodo più freddo dell'anno, ma comunque di qui a breve lo sarà con le possibili gelate di gennaio e febbraio.
Anche in primavera non sarà possibile eseguire altre grosse lavorazioni, tipo il rinvaso, ma invece si dovrà dare e sostenere alla ripresa vegetativa, un occhio di riguardo con una concimazione mirata in modo da dare un supporto in più per l'allungamento delle candele e l'eventuale sviluppo di gemme dormienti arretrate dove si saranno tagliati in precedenza dei rametti durante la lavorazione.
Dalla primavera l'esposizione sarà per tutto il periodo vegetativo al sole anche nei periodi più caldi, in questi ultimi si dovrà eventualmente stare attenti alle annaffiature che saranno un po più frequenti, rispetto alla primavera, e più abbondanti, nel senso che si dovrà fare massima attenzione, annaffiando a più riprese, e che tutto il substrato si bagni bene e che l'acqua esca dai fori di drenaggio posti sotto il vaso in modo che non si creino pericolosi ristagni o sacche d'aria che ne comprometterebbero la salute dell'apparato radicale della pianta.
Chiaramente oltre a tutto questo l'attenzione nel periodo, fine primaverile e estivo sarà rivolto anche all'ingrossamento dei rami, in modo da tenere sotto controllo l'aumento di circonferenza dei rami in modo che la filatura non costituisca un problema e vada segnare o incidere i rami.
L'eliminazione del filo di rami darà la possibilità di valutare l'effetiva tenuta dei rami e delle loro posizione così da poter definire già le eventuali nuove filature e posizionamenti dei rami per il periodo autunno / invernali.
Questo è il risultato finale della prima lavorazione:
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