LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL'OPERA

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Messaggio Da scarboc Mer Gen 14, 2015 8:07 pm

LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL’OPERA

Introduzione
La formazione di una pianta a bonsai richiede, ad un certo punto della sua evoluzione, la creazione o la sistemazione della ramificazione; questa deve essere organizzata in modo da formare delle strutture a palco che sosterranno le foglie e daranno alla nostra pianta l’apparenza di un albero.
La formazione della ramificazione (Shinekomu) è uno di quei processi che gli anglosassoni indicano come “time-consumig”, ovvero un procedimento che richiede tempo per essere portato a compimento.
Bisogna altresì considerare che il raggiungimento di una ramificazione di qualità si otterrà solamente con delle tecniche di coltivazione adeguate (potature e filature), indicate in generale con il termine mochikomi atte a renderla il piu’ naturale possibile, tenendo sempre in considerazione il fatto che le piante in natura presentano branche composte da strutture primarie, secondare, terziarie e talvolta quaternarie.
In questo articolo non ci soffermeremo né su come né perché le piante le formino (per questo vi rimando agli articoli di Boba su crescita e forma degli alberi), né tantomeno sulle proprietà stilistiche che debbano possedere, ma su come si puo’ tentare di riprodurre artificialmente su un bonsai la struttura della branca in modo da renderla il piu’ naturale e realistica possibile.

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La bellezza della ramificazione di una zelkova serrata

Premesse iniziali..
Il bonsai è soggetto alle regole della natura e a quelle scritte nel DNA della singola pianta.
Lasciando crescere indisturbata una pianta, soprattutto se giovane, ci troveremo con una struttura molto naturale ma che non ricorda quella di un albero in miniatura, e questa è la prima cosa che dobbiamo tenere in mente: per ottenere un qualcosa di realistico nel bonsai dovremo procedere mediante una sequenza di operazioni di (pinzatura, potatura e legatura) in modo da cercare di indirizzare la pianta a svilupparsi in una nuova forma.
Un’attenzione eccessiva ai dettagli produrrà un qualcosa di molto bello ma poco naturale, una insufficiente ad un peggioramento dell’estetica.
Secondo poi dobbiamo considerare che è altrettanto importante la condizione dell’apparato radicale; prima di tutto perché a radici sottili (capillari) corrispondono internodi corti mentre a radici grandi corrispondono internodi lunghi, inoltre perché un apparato radicale in perfetta salute consentirà lo sviluppo ottimale della pianta.
In terzo luogo dobbiamo ricordare che la lunghezza dell’internodo (distanza tra due foglie successive su un ramo) non è costante ma variabile da specie a specie, da pianta a pianta , a secondo della zona della stessa e al vigore generale dell’essenza, ma anche da fattori esterni come concimazioni, posizione e annaffiatura.

Concimazioni, annaffiatura, esposizione.
Innanzitutto soffermiamoci sulla concimazione: se eccessiva produrrà internodi lunghi e all’atto della potatura la nascita disordinata di numerose gemme che causeranno un peggioramento dell’estetica; al contrario una concimazione insufficiente, oltre a causare una perdita di energia della pianta indurrà durante l’inverno il disseccamento di alcuni rami.
Per quello che riguarda l’innaffiamento ricordiamo che per un bonsai è fondamentale fornire un giusto apporto di acqua, in quanto questa non solo veicola le sostanze nutritive ma consente alla pianta di vivere, poiché tramite la traspirazione permette alle foglie di rimanere a temperature che ne consentono la sopravvivenza. Un’annaffiatura eccessiva indurrà formazione di internodi lunghi, troppo poca ad uno sviluppo nullo e ad un deperimento della pianta; anche qui la virtù sta nel mezzo, il quanto e come dipende ancora una volta dal bonsaista e dalla necessità della pianta.
Esposizione: in questo caso il discorso è complesso perché entrano in gioco molti fattori: dalla dimensione del vaso al tipo di essenza.
In generale si può dire che ad un’esposizione soleggiata corrispondono internodi corti, ad una ombreggiata internodi lunghi, questo discorso non tiene conto però del tipo di essenza che stiamo considerando e del luogo dove sono posizionate.
Ricordiamo che alcune specie (sopratutto conifere) come taxodium, sequoie e ginepri ma anche eriche, se tenuti in ombra arrestano lo sviluppo o lo rallentano, olmi e aceri autoctoni invece si adattano bene anche a posizioni semiombreggiate; i carpini e gli aceri palmati invece preferiscono posizioni ombreggiate e fresche durante la stagione calda.
Una regola generale che seguo consiste nell’osservare dove cresce la pianta nelle mie zone, ad esmpio i carpini si trovano nel sottobosco di grandi castagni, mentre aceri campestri e olmi anche in luoghi molto soleggiati, mentre le eriche e gli olivastri in zone dove il sole è costante dalla mattina alla sera, questo puo’ essere un modo abbastanza semplice ed empirico per scoprire il tipo di esposizione di cui necessita la nostra pianta.
La scelta dell’esposizione deve essere fatta dunque tenendo conto delle necessità generali dell’essenza ma anche delle necessità del bonsai.
E’ bene ricordare che nel periodo primaverile, quando le temperature sono ancora fresche, le piante possono essere lasciate al sole diretto per aumentarne il loro vigore.

Operazioni di potatura.
Con tale termine si indica l'operazione di rescissione di  rami o radici di una pianta, questa serve per far assumere alle piante una forma più armoniosa, facilitare una maggior ventilazione ed insolazione delle branche.
La potatura delle branche nel bonsai serve essenzialmente per controllare lo sviluppo della pianta inducendola a formare una ramificazione sottile e naturale, essa se eseguita nei tempi e modi corretti consente uno sviluppo armonioso della pianta indirizzando le necessità della stessa dove serve.
Tale operazione dunque consiste nell'eseguire una serie di tagli per disporre la pianta secondo un determinato schema prefissato dipendente dallo stile e dalla natura della pianta stessa, se ben eseguita questa rinnova i tessuti della pianta rendendoli efficienti e funzionali.
L'intensità della potatura varia in relazione con la specie, la varietà, l'ambiente, il terreno,l'età e le condizioni di salute del bonsai.
Si possono eseguire la potatura secca e la potatura verde. La prima si esegue nel periodo di latenza della pianta (novembre - marzo) specialmente quando è necessario eseguire tagli drastici sulla struttura. La seconda si esegue in primavera od in estate per stimolare la formazione di vegetazione o ridurre la crescita di getti troppo vigorosi, è corretto eseguire operazioni pesanti di potatura (ad es. capitozzatura) nel periodo prossimo al risveglio.
La potatura tra le tecniche di formazione del bonsai è senz'altro la più importante in quanto con un sapiente uso di questa si puo’ indirizzare la pianta secondo il nostro piacere.
Si possono individuare vari tipi di potatura, ciascuno di essi, eseguito nel periodo giusto condurrà a risultati molto differenti.
Distinguiamo tre classi principali di potatura:
A) Potatura drastica (kirikomi):è impiegata soprattutto quando s’imposta il bonsai da materiale proveniente da vivaio o post-attecchimento e consiste nell’eliminazione di numerosi rami . Essa può provocare un grande squilibrio tra parti aerea e parte radicale, quando s’interviene in modo drastico sulla parte aerea occorre ridurre di conseguenza anche quella radicale.
Il periodo per effettuare questa lavorazione è subito prima del risveglio primaverile.
B)Potatura forte: comprende l'eliminazione dei rami superflui (Edanuki)e generalmente la sostituzione degli apici. Si usa per rimodellare piante già formate ed anche per formare materiale da vivaio. Quest'intervento, come il precedente, va eseguito alla fine dell'inverno prima o contemporaneamente al trapianto.
Di solito la potatura forte e drastica inducono la pianta a ributtare da tutto il tronco con gemme avventizie (dobuki) e talvolta come negli ulivi, filliree e carpini neri inducono la produzione di polloni radicali che vanno eliminati il prima possbile per permettere un miglior sviluppo della ramificazione apicale, nell’eventualità di piante piccole essi possono essere usati come tiralinfa.
C)Potatura dolce: comprende lo sfoltimento dei rami di secondo e terzo ordine e nell’eliminazione delle foglie vecchie (furuhatori) per consentire l’accesso di luce e aria all’interno della chioma. Questa si fa all'inizio del periodo vegetativo per le latifoglie e per specie che emettono più di una cacciata (olmi, carpini, aceri, ecc.) ogni volta che se ne presenterà l’opportunità, occorrerà comunque prima di intervenire con la potatura dolce attendere che le nuove cacciate siano sufficientemente lignificate. Questo tipo di potatura oltre ad avere la funzione di correggere la ramificazione, interviene anche sulla riduzione delle dimensione delle foglie.

Potatura verde (cimatura), pinzatura, defogliazione e metodi “ibridi”
In particolare dobbiamo considerare che nel bonsai la potatura dolce assume differenti nomi secondo il tipo di operazione che andiamo ad eseguire. In particolare distingueremo la potatura verde o cimatura da quella che è la pinzatura
A) Potatura verde o cimatura (Metsumi): consiste nell’eliminazione della parte apicale della nuova cacciata lasciando alcuni  internodi alla base che si presenteranno con foglie piccole ed internodo corto.
Questa si effettua ogni qual volta il nuovo getto sarà parzialmente lignificato (di solito quando presenta 8-10 foglie o vira di colore come negli ulivi), in questo modo oltre ad eliminare la dominanza apicale accresceremo la velocità dello sviluppo della pianta inducendola a produrre nuove getti che nasceranno dalle ascelle fogliari rimanenti.
Tale operazione va ripetuta piu’ volte nell’arco di una stagione vegetativa al fine di indirizzare le nuove cacciate e indurre la formazione di una ramificazione fine e naturale.
Quante foglie lasciare e quanti internodi dipende non solo dall’essenza e dalla pianta in generale (stato di vigoria, dimensioni, velocità di crescita) ma anche da quanto vogliamo impiegare a completare la ramificazione.
Lasciano pochi internodi alla volta su una pianta di media dimensione implica che la formazione della ramificazione porterà via molto tempo ma raggiungeremo una compattezza notevole;  lasciando piu’ internodi invece si avrà una ramificazione meno fitta ma i tempi di realizzazione saranno molto rapidi.
Ovviamente una volta che la struttura della pianta è quasi arrivata a compimento lasceremo solo pochi internodi per volta in modo da rendere effettivamente sottile la ramificazione terminale.
Il discorso è chiaro: se vogliamo realizzare uno shoin è normale mantenere pochi internodi alla volta per mantenere la ramificazione sottile, su un chuin invece è possibile lasciare anche due/tre internodi ad ogni potatura, questo permette uno sviluppo abbastanza rapido, ma anche buono della ramificazione.
Il termine potatura verde viene spesso frainteso in quanto l’operazione di pinzatura (B) e di potatura verde (A) , sebbene siano differenti nella forma e nella sostanza, nella lingua giapponese vengono talvolta indicate con lo stesso termine (metsumi); sarebbe bene ricordare che il termine dovrebbe essere solo applicato nel caso di caducifoglie in quanto per la pinzatura dei pini si usa di solito il termine midoritsumi
B)Pinzatura: Consiste nell’eliminazione dell’apice di accrescimento di un getto, tagliando con le forbici o strappando con le dita l’apice della cacciata quando essa è ancora erbacea.
Tale tecnica si esegue quasi e solo esclusivamente sulle conifere o su alcune specie di aceri ; l’operazione di pinzatura sulle caducifoglie induce l’arresto dello sviluppo del nuovo getto e va usata solamente in casi estremi per limitarne l’accrescimento eccessivo.
Nelle caducifoglie la pinzatura della nuova è un forte spreco di risorse e dunque possibile al massimo una sola volta per ogni stagione (per esempio non appena si aprono le gemme); ripetendo l’operazione si rischia di indebolire la pianta che non fa in tempo a produrre energia, inoltre questa operazione non rimuove bene la dominanza apicale, perciò non è detto che si risveglino tutte le gemme arretrate, potrebbe capitare che parta solo l'ultima gemma (hame) ,formando un solo getto e quindi vanificando l'intento di infittire la ramificazione.
L’operazione di pinzatura è invece obbligatoria sulle conifere per stimolare l’emissione di nuove gemme, praticamente impossibile o molto difficile sul legno vecchio.
Ci sono piante che poi sopportano bene entrambe le operazioni (come nel caso di sequoie sempreverdi, taxodium e metasequoie) dove le operazioni di potatura verde e pinzatura possono essere eseguite indistintamente visto che esse sono in grado di creare gemme anche dal legno molto vecchio.
C)Metodo “ibrido”: Consiste nel far crescere la pianta indisturbata durante la prima metà della stagione e verso giugno defogliarla completamente e in contemporanea legare i rami. L'effetto della defogliazione e della piegatura è quello di indurre lo sviluppo di nuovi rami praticamente da tutte le gemme laterali sul ramo. La risposta della pianta è immediata, l'eliminazione delle foglie non ha asportato molta energia (l'energia c'è ancora tutta, accumulata da qualche parte dentro i rami) e si ottiene già una struttura dei rami già completamente definita e masse vegetative (o palchi) dove noi li mettiamo.
Il difficile è l'arte di applicare correttamente il filo e piegare i rami nelle giuste posizioni in un modo che sembri naturale.
D) Defogliazione: consiste nell’asportazione delle foglie della pianta, recidendole al picciolo; questa puo’ essere eseguita in due periodi differenti prima su parte basale e poi apicale della pianta o su tutta la pianta contemporaneamente.
Si deve ricordare che tale operazione induce la produzione di nuovi getti ad internodo molto corto, e con foglie molto piccole.
Essendo un forte stress per la pianta essa va fatta solo ed esclusivamente su piante in perfetta salute, non nell’anno del rinvaso e mai per due anni successivi.
La ritengo personalmente un’operazione molto rischiosa che sarebbe meglio evitare se non strettamente necessaria, in quanto in totale assenza di foglie si riduce anche drasticamente l’assorbimento di acqua nel terreno.

Motivazioni fisiologiche delle reazioni alle operazioni di potatura e pinzatura.
All’inizio dello sviluppo, un nuovo ramo risulta composto da una struttura primaria  costituita da tessuto erbaceo non ancora lignificato e da fasci collaterali; ogni fascio collaterale è isolato e alimenta una e una sola foglia.
Con l’operazione di pinzatura, asportando la gemma apicale del ramo,  faremo sì che il ramo rimanga alimentato solo dai fasci collaterali che hanno ancora foglie attaccate mentre i fasci rimanenti andranno a morire
I nuovi meristemi verranno alimentati solo quando si formeranno nuovi fasci collaterali partendo dai pochi fasci rimasti; essi dovranno da soli formare il cambio e solo successivamente potrà svilupparsi nuova vegetazione vigorosa.
Tagliando invece un ramo in un punto già lignificato (potatura verde) si andrà a tagliare la "struttura secondaria", ossia una zona in cui ci sia uno strato di cambio già formato, e un’altra formata dalla fusione dei singoli fasci laterali; eliminando in questo caso la parte soprastante, i nuovi tessuti che si formeranno verranno alimentati dall'intero flusso disponibile e non da pochi fasci, ne segue che la risposta in termini di spinta vegetativa e di formazione di nuovi rami sarà molto più rapida in questo secondo caso.

Premesso questo, c'è anche una considerazione energetica da fare: un ramo verde, con foglie non ancora adulte, ha appena iniziato a produrre energia, perciò nel bilancio energetico della pianta è più l'energia spesa fino a quel momento per creare la biomassa (foglie e nuovi tessuti) piuttosto che quella prodotta dalla fotosintesi nello stesso tempo, perciò tagliare in questa fase di fatto riporta l'energia totale della pianta a un livello ancora più basso di quello che aveva all'inizio della stagione, e quindi la nuova vegetazione potrà essere formata solo a spese dell'energia residua (che è pochissima, quasi nulla visto che è stata quasi del tutto utilizzata).
Tagliare invece un ramo già lignificato fa sì che la pianta abbia già accumulato una buona quantità di energia, che immagazzina nel ramo stesso ma anche nel legno e nel tronco;  quindi l'eliminazione della vegetazione in questo momento lascia la pianta con delle energie residue (ricordiamo che in condizioni naturali, un albero in una stagione vegetativa è in grado di accumulare una quantità di energia fino a tre volte quella necessaria per ricreare completamente una intera generazione di foglie) che le serviranno per far ripartire il processo di sviluppo dei nuovi rami.

Utilizzare le tecniche di potatura per creare un palco.
La premessa fondamentale all’operazione della formazione di un palco consiste nell’avere la pianta perfettamente attecchita e in piena salute.
Su numerosi siti o libri si spiega come sia possibile effettuare la legatura di un ramo o di un tronco e come questi devono essere posizionati a seconda dello stile dell’albero, queste fonti danno per scontato che la pianta abbia già dei rami formati e che essi debbano solo essere potati leggermente e legati.
Tale discorso è valido nel caso in cui si acquisti un bonsai già formato che richieda solo una sistemata o in alternativa nel caso si prenda una pianta di ginepro da vivaio che dovrà essere essenzialmente legata.
Teniamo sempre in considerazione che le masse vegetative che formeranno la chioma dovranno essere ben distinte le une dalle altre, non solo per motivi estetici e prospettici ma anche per far sì che il sole e l’aria raggiungano anche le parti interne della chioma; le zone lasciate in ombra tenderanno a seccare perché per selezione naturale la pianta manterrà vive solo le zone energeticamente efficienti.

Partiamo dal presupposto che della nostra pianta sia buono solo il tronco, vogliamo spiegare ora come sia possibile creare da zero una nuova ramificazione descrivendo la procedura da seguire per ottenere un nuovo palco e una nuova ramificazione.
Il metodo che utilizzeremo è quello che i giapponesi indicano con “hasami-zukuri “ cioè la formazione della ramificazione prevalentemente con l’uso della potatura verde o cimatura, questo induce la formazione di masse vegetative molto naturali in quanto è l’albero che decide la sua forma, il nostro scopo è solo indirizzarlo nella giusta direzione.

A) Metodo per caducifoglie a ramificazione alterna (olmi, carpini, …)
A seguito di una potatura drastica la pianta avrà solamente il tronco nudo, al risveglio si formeranno da esso numerose gemme che lasceremo crescere , questo ci darà modo di capire quali sono piu’ vigorose e quali meno.
Non appena raggiunto uno stadio sufficiente di maturazione e deciso secondo quale stile vogliamo impostare la nostra pianta, scelto il fronte, si passa alla selezione delle gemme, ovvero si eliminano quei getti difettosi, poco sviluppati o non adatti alla formazione della nostra ramificazione.
Le energie della pianta verranno ora dirottate sui getti rimanenti che cominceranno ad accelerare il loro sviluppo.
Questi nuovi getti andranno lasciati crescere fin quando non cominceranno a lignificare; questa fase si puo’ individuare in quanto molte piante tendono contemporaneamente o a rallentare l’accrescimento del getto oppure  a cominciare a produrre foglie grandi con internodi abbastanza ampi.
A questo punto la prima operazione da eseguire è una legatura della base del ramo, questa consente di indirizzarlo prima che il suo diametro sia troppo grande e ne impedisca il posizionamento futuro.
A seguito della legatura possiamo scegliere due opzioni:
A1) La prima consiste nel cimare il ramo per la prima volta, lasciando solamente le foglie che hanno internodi corti (e questo dipende soprattutto dalla zona della pianta che stiamo trattando ad esempio sui carpini sono di solito le prime tre nella zona basale e le prime due in quella apicale), ricordando anche il discorso fatto sulla velocità di sviluppo.

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La potatura verde ha indotto la produzione di due nuovi rami su questa zelkova sinica


A2) La seconda è continuare a far crescere il ramo in modo da ingrossare ancora la base, una volta raggiunto il diametro voluto si puo’ passare alla fase A1.
A seguito della potatura verde del ramo dall’ascella delle foglie rimanenti si svilupperanno nuovi getti, questi cominceranno a svilupparsi, non appena cominceranno a lignificare si potrà ripetere di nuovo la procedura A1.

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Procedura di formazione della ramificazione per piante a gemme alterne

Tramite la sequenza di operazioni di potatura verde e crescita saremo in grado di formare l’asse principale del ramo e parte della ramificazione secondaria e terziaria ad ogni anno.
L’operazione di cimatura va ripetuta piu’ volte nell’arco di una stagione vegetativa, se la pianta è concimata correttamente si ripeterà circa 3 volte, se eccessivamente concimata anche 5.
E’ bene ricordare che l’ultilizzo della cimatura fa cambiare la direzione di crescita di un ramo, di solito il nuovo getto sarà ruotato rispetto all’asse principale di circa 40° quindi all’atto della potatura bisogna tenere in conto di quella che sarà la nuova direzione di sviluppo.
Sappiate inoltre che è bene non cimare i getti che si sviluppano dopo la stasi estiva poiché aiuteranno ad incrementare il diametro del ramo (e la sua resistenza al freddo); inoltre durante l’inverno i tratti non lignificati verranno automaticamente scartati dalla pianta.
A seguito della caduta delle foglie si potrà procedere ad una potatura dei getti indesiderati e prima del risveglio si potrà anche operare eventualmente con una legatura per indirizzarli nel caso il loro posizionamento non sia corretto.
Contemporaneamente a questa operazione procederemo ad una pulizia della ramificazione che si è seccata durante l’inverno e ricominceremo con le operazioni di cimatura osservando che progressivamente  le nostre masse vegetative si svilupperanno in maniera armoniosa e naturale eseguendo curve e traiettorie che sono difficili da ottenere con la filatura; inoltre la pianta tenderà a equilibrare il vigore dei nuovi getti e  delle masse vegetative.


B) Metodo per aceri palmati e tridente.
In questo caso l’operazione è differente a seconda della pianta che stiamo curando.
B1)Nel caso dell’acero palmato si opera come le caducifoglie descritte precedentemente, con l’unica differenza che alcune varietà di questa specie tendono a formare internodi lunghi già dal primo nodo.
In questo caso, appena cominceranno a svilupparsi le foglie, sarà bene asportare con una pinzatura l’apice vegetativo erbaceo del getto lasciando solo la prima coppia di foglie, a questa operazione seguirà la produzione di getti con internodo piu’ corto di quello iniziale; prima viene eseguita questa operazione e piu’ corti saranno gli internodi.
Se correttamente concimata sarà necessario ripetere quest’operazione una volta sola all’inizio della stagione vegetativa.
Durante l’inverno, a pianta spoglia,  andrà eseguita un’operazione di potatura parsimoniosa dei getti troppo vigorosi tagliandoli a metà (è facile individuarli in quanto hanno un diametro maggiore degli altri)
Nel caso dei palmati va considerato che l’eliminazione dei getti secchi si fa dopo che la pianta ha cominciato a vegetare, perché è in questo periodo che alcuni rami sottili seccheranno.

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Pinzatura di un acero palmato: si asporta la gemma centrale

B2) Nel caso dei tridente invece non si opera con una pinzatura ma con una potatura verde a getto lignificato; che va eseguita al primo internodo se corto o al punto del ramo in cui si cominciano ad avere foglie di dimensioni eccessive o ancora si puo’ eliminare l’intero getto in corrispondenza del punto di partenza (Oikomi)per favorire lo sviluppo di altre due crescite; si procede dunque ripetendo le operazioni dei punti A1-2.
Procedendo con questo tipo di potature dall’ascella fogliare si produrranno nuovi getti che questa volta saranno però affiancati, dei due se ne lascia uno solo in modo da produrre una ramificazione alterna.
Tali metodi possono essere usati come guida generale per tutti gli altri aceri.

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Effetto della potatura verde su un acero: si producono due nuovi getti dall’ascella delle foglie terminali

C)Metodo per piante sempreverdi (filliree e olivi)
In questo caso si procede come segue:
La pianta viene portata prima dell’inizio della stagione vegetativa (bisogna sapere a seconda della zona quando le piante iniziano a vegetare) a zero, si lascia cioè solo il tronco mediante un’operazione di potatura drastica o forte.
La pianta risponderà con la creazione di nuovi getti apicali e anche di polloni, questi ultimi sarà bene eliminarli il prima possibile per indirizzare la spinta della pianta verso i getti necessari a formare la ramificazione.
La prima fase di sviluppo è del tutto analoga a quella delle caducifoglie che ripetiamo sommariamente: crescita dei nuovi getti, selezione, legatura della base
A seguito di questa abbiamo due metodi con i quali procedere.
C1) Il nuovo getto viene fatto crescere fin quando non cominci a lignificare, a seguito di questo si effettua una potatura verde lasciando solo il tratto di ramo in corrispondenza del quale vogliamo la prima curva, e cioè i primi 2/3/4 internodi.
Dall’apice vegetativo (le ultime due foglie) nasceranno due nuove cacciate, una delle quali andrà eliminata lasciandone solo una; la rimanente andrà lasciata crescere per poi eseguire di nuovo una cimatura.

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Procedura di formazione della ramificazione per piante sempreverdi a gemme affiancate

Procedendo in questo modo, nel corso di un paio di stagioni si avrà un ramo con il solo asse primario e totale assenza di ramificazione secondaria.
C2) Il metodo alternativo è lasciar crescere il getto e filarlo tenendo conto di indurre curve non constanti e orientare la crescita nelle tre dimensioni.
Alla fine di queste due procedure la ramificazione sarà identica: cioè un asse principale con foglie senza ramificazione secondaria.
La fase successiva sarà indurre lo sviluppo della secondaria, per fare ciò opereremo come segue in entrambi i casi:
C3)Prima dell’inizio della stagione vegetativa andremo ad eliminare l’apice del ramo (le ultime due foglie) e lo defoglieremo completamente lasciando solo 2 foglie apicali che fungeranno da tiralinfa evitando che il ramo secchi.
Questa defogliazione indurrà la creazione di nuovi getti dall’ascella delle foglie rimosse che andranno ancora una volta lasciati crescere, selezionati e in seguito anche sulla secondaria si potrà procedere come indicato nella fase C1-2 e poi far seguire questa dalla fase C3 di nuovo.
Non appena le gemme del ramo cominceranno a svilupparsi vigorosamente andremo ad eliminare le foglie lasciate come tiralinfa nella fase iniziale.
Ripetendo le operazioni C1-2 e la defogliazione si ottiene anche la ramificazione terziaria.

D) Metodo per conifere caducifoglie (taxodium e metasequoia)
Prima di iniziare a descrivere le operazioni su queste specie è bene premettere un paio di note sulla coltivazione dei taxodium. La specie in questione cresce molto bene al sole diretto e pieno come tutte le conifere, l’accrescimento è eccezionale soprattutto in terreni sciolti (personalmente uso una miscela 60-40 di pomice e terriccio universale) mentre è stentato su terreni pesanti e asfittici, non è necessario lasciare la pianta immersa in acqua come spesso si consiglia e anzi si puo’ effettuare un’ annaffiatura convenzionale come per le altre specie senza riscontrare problemi.
E’ bene effettuare i rinvasi con la stessa tempistica delle caducifoglie anche considerando che l’accrescimento radicale è abbondante e che l’apparato si presenta a candelabro, cioè con numerose radici fittonanti che andranno immediatamente ridotte.

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L'apparato radicale a raggera

I rinvasi è meglio effettuarli durante l’autunno prima della perdita delle foglie in quanto durante la primavera questa operazione puo’ portare ad uno scompenso tra la richiesta idrica e la quantità di capillari.
Al risveglio la specie è molto precocce, lo sviluppo delle gemme è quasi contemporaneo a quello delle betulle.
Terminata questa breve introduzione andiamo a trattare le operazioni di potatura.
Per questo tipo di piante dobbiamo tenere conto che le operazioni da compiere sono quelle di pinzatura durante la stagione vegetativa e quella di potatura durante la stagione invernale.
Per comprendere come si possa operare in questo caso dobbiamo tener conto che queste specie, al contrario delle conifere classiche, tendono a crescere senza sosta durante la stagione vegetativa e a perdere le foglie durante quella invernale.
Analogamente alle conifere anche queste presentano una spiccata acronicità, per questo motivo possiamo individuare tre zone di crescita: da bassa ad alta. Per semplicità possiamo dunque dividere il tronco e il singolo ramo in tre sezioni: la parte bassa a crescita limitata, la parte media a medio accrescimento e la parte alta ad elevato sviluppo.
Per indurre la formazione della ramificazione dobbiamo indurre un riequilibrio della spinta vegetativa verso le zone basali della pianta; andiamo ad analizzare come si procede utilizzando le tecniche di pinzatura.
Supponiamo di partire da un tronco nudo, una pianta ad esempio nata da seme o nella quale vogliamo ripristinare la ramificazione.
Al risveglio noteremo subito che si andranno a gonfiare tutte le gemme del tronco, quelle apicali saranno di dimensioni maggiori, quelle basali di dimensioni limitate; in molti casi si puo’ osservare lo sviluppo contemporaneo di piu’ gemme (di solito due) che spuntano dalla stessa zona.
All’apertura delle gemme, con la comparsa delle prime foglie, si osserverà che la dimensione dei getti apicali e la velocità di crescita sarà maggiore nelle zone apicali  e contenuta in quelle basali;  in questo periodo di tempo dovremo tenere maggiormente sotto controllo la pianta.

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Le gemme che si sviluppano dal tronco

Andiamo a descrivere come si opera tenendo presente che essendo una conifera è buona norma ruotare la pianta durante tutta la stagione vegetativa; personalmente ruoto la pianta una volta a settimana facendo sì che tutti i lati prendano il sole diretto.
D1) Al risveglio da tutto il tronco o dalla base dei vecchi rami partiranno numerose gemme avventizie, alcune a coppia dallo stesso punto
D2) Le gemme tenderanno a schiudersi e a sviluppare dei nuovi assi vegetativi che avranno in tutto e per tutto la forma di foglie composte che ricorda vagamente una penna di uccello; questi andranno fatti sviluppare fino ad una lunghezza di circa cinque centimetri operando a questo punto una pinzatura, staccando con le dita o con delle forbici l’apice vegetativo principale ancora non lignificato.
La zona della pianta da pinzare è in questa fase quella apicale, cioè quella che coinvolge il terzo superiore della pianta o del ramo.

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La foglia con l'apice di accrescimento

D3) A seguito di questa prima pinzatura la parte apicale cesserà di svilupparsi riequilibrando il vigore verso la zona media e bassa. Localmente i getti formatisi inizieranno subito ad allungarsi e qualcuno di essi darà vita a rami, è bene sottolineare il fatto che non appena il ramo risulti lignificato è bene iniziare subito a legarlo, in quanto l’avvolgimento del filo durante la stagione invernale ne potrebbe causare il disseccamento.
D4) Dopo un certo periodo di tempo la zona media e basale cesseranno l’accrescimento al quale seguirà lo sviluppo di nuove gemme nella zona apicale e il successivo sviluppo e crescita; una volta che i nuovi getti apicali hanno raggiunto i cinque centimetri circa si opererà una nuova pinzatura che in questo caso dovrà coinvolgere la parte apicale e mediana della pianta (i due terzi superiori) alla quale seguirà un successivo ulteriore accrescimento dei getti basali.
D5) Per la terza pinzatura o eventualmente le successive dobbiamo osservare la pianta e decidere se e dove procedere. La stagione di crescita dei taxodium di solito si protende fino alla metà/fine luglio.
D6) Alla fine della stagione vegetativa ,verso la fine di settembre, si avrà un generale arrossamento della pianta a cui seguira’ il disseccamento delle foglie e la loro caduta.
A seguito di queste si puo’ procedere con una potatura che lasci la pianta in una forma già triangolare.

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I nuovi getti di crescita basali dopo la pinzatura

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La pianta spoglia con i primi rami già formati

Nel caso di piante da seme o molto piccole
Nel caso di piante nate da seme (misho) la procedura di formazione puo’ essere la piu’ varia possibile, si puo’ scegliere di far sviluppare la pianta in altezza per poi abbassarla e creare la ramificazione ma si puo’ anche pensare di lasciare qualche ramo come tiralinfa e cominciare già dai primi anni ad impostare sommariamente la ramificazione.
Ricordate sempre che le piante nate da seme non presentano tutte la stessa reazione, ci saranno alcune che cresceranno di piu’, altre che cresceranno di meno; alcune con ramificazione sottile, altre con ramificazione tozza.
Nella scelta dello stile, nella potatura e nella ramificazione, una regola d’oro è: fatevi guidare dalla pianta e indirizzatela senza forzarla, rispettate cioè la sua natura, solo così avrete un risultato finale soddisfacente e naturale.

Metodo di taglio del getto
Vari autori giapponesi riportano spesso questo metodo di taglio:

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Tale consiste nel posizionare il tronchese con il tagliente non parallelo all’asse del ramo ma perpendicolare ad esso.

Mantenimento della pianta
Ci si puo' facilmente rendere conto che l'operazione di potatura verde asporta solamente una parte della chioma e lascia la base dei nuovi getti, questo ripetuto anno dopo anno porta comunque ad un ingrossamento della parte aerea della pianta e quindi al passaggio della pianta stessa in una nuova taglia.
Se si vuole mantenere la pianta in una dimensione prefissata bisogna operare allora con altri metodi.
Il primo consiste nel far crescere la pianta potatura dopo potatura, quando raggiunge una dimensione eccessiva si passa a fare una potatura forte o dolce ripetendola per due anni di fila riportando la pianta ad una dimensione inferiore, questa operazione avrà due conseguenze: la prima è la perdita di parte della ramificazione che andrà ripristinata con gli anni, la seconda positiva è un rinnovamento dei tessuti e un "ringiovanimento" della pianta.
Come si dice spesso: "un bonsai non è mai finito" e questo perchè come ci si rende conto dobbiamo portarlo al massimo del suo splendore e poi tornare indietro.
Inoltre è bene non eccedere con troppe lavorazioni eccessive per dare alla pianta il tempo di riacquistare parte delle energie perse...insomma, niente fretta e godere totalmente dei tempi del nostro bonsai...

Reazione delle piante alle operazioni:

LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL'OPERA Effettopinzatura
Crescita su acero tridente (sinistra) e su carpino(destra) di nuovi getti dopo la pinzatura:
In entrambi i casi i risultati sono la riduzione dell’internodo e la formazione di foglie piu’ piccole.


LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL'OPERA 21osknt
Crescita di getti normali su carpino a seguito della potatura verde: In questo caso il getto è molto piu’ vigoroso del caso precedente, la dimensione dell’internodo e la dimensione delle prime due foglie è molto limitata ed è lì che andremo ad operare con la potatura verde, In alternativa potremo lasciare i due primi internodi per aumentare la velocità di sviluppo della ramificazione.


LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL'OPERA Nfjgbn
Sviluppo dei nuovi apici di crescita su un ramo di olmo parviflora: in questo caso il nuovo getto è stato filato e tagliato a metà, ma comunque lasciato lungo, in questo caso si osserva come i nuovi getti stiano nascendo solo dall’estremità delle ultime 3 foglie lasciando la base del ramo priva di ramificazione secondaria.


LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL'OPERA S2a6tc
Getto di un olmo parviflora (sinistra) e di un bagolaro (destra): Questi nuovi assi apicali cominciano a lignificare, ciò si puo’ notare dal cambio di colore (passa dal rosso chiaro o verde al marrone), dall’incremento della dimensione fogliare e dell’internodo.


LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL'OPERA 2hqdpid
Getto di crescita di un acero tridente: in questo caso si osserva come il primo internodo sia corto mentre già dal secondo la distanza è maggiore. Si nota anche la formazione di due getti dal punto della potatura.

LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL'OPERA Mayy4l
Getto di olivastro: Alla base della zona dove c’è il viraggio di colore inizia la lignificazione, notare anche qui l’incremento dell’internodo


LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL'OPERA 35akk5f
Ramo di betulla ottenuto tramite potatura verde e filatura (solo per rendere penduli gli apici di accrescimento), qui la semplicità e naturalezza del ramo è palese.


LA RAMIFICAZIONE: NATURA ALL'OPERA 2jfegq1
Ramo di olmo parviflora formato in due anni e mezzo con sole potature continue; in questo caso c’è un asse principale da cui parte la ramificazione secondaria e terziaria.


Piccola appendice dei termini giapponesi

Kirikomi - Potatura forte su un ramo
Oikomi - Taglio adiacente alla gemma di un ramo
Edanuki - Rimozione dei rami indesiderati
Dobuki - Produzione di gemme avventizie
Tanyoho o Mekiri  o Tambaho - Eliminazione dei nuovi getti di un pino per equilibrare il vigore della pianta
Shinsho - Rami prodotti nella stagione in corso
Shinekomu - Processo di formazione di un ramo
Mochikomi - Insieme delle tecniche di coltivazione in vaso, si riferisce anche agli anni in cui la pianta è stata trattata come bonsai
Metsumi - Potatura verde e pinzatura, si usa lo stesso termine.
Hariganekane - Processo di filatura del bonsai
Meatari - Gemme avventizie che spuntano dove non desiderate
Midoritsumi - E’ la tecnica del metsumi applicata principalmente sui pini
Mizuyane - Annaffiatura
Misho - Piante nate da seme
Mikinoyo - Linea del tronco
Furuhatori  - Eliminazione delle foglie troppo grandi per far luce all’interno della pianta
Hame - Germoglio

Chiccox
scarboc
scarboc

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